In merito a quanto sta succedendo in alcune regioni italiane a causa dei provvedimenti istituzionali atti a cercare di contrastare la diffusione del coronavirus, si è deciso di chiudere alcuni servizi alla persona, spesso gestiti da cooperative sociali.
Come Organizzazione Sindacale, non entrando assolutamente nel merito di una decisione che vede altre professionalità più preparate di noi, riteniamo che tutti questi lavoratori e lavoratrici (maestre d’asilo, ausiliarie, operatori del servizio scolastico, ecc), dovendo restare a casa senza alcuna responsabilità, debbano avere il consueto salario.
Infatti, già adesso la realtà dice che questi lavoratori e queste lavoratrici, non avendo le tutele previste dal servizio pubblico, nei periodi di chiusura dei loro servizi sono genericamente “a disposizione”, in realtà molti non sono reimpiegati o sono costretti ad utilizzare recuperi forzosi a causa della cd. Banca-ore (strumento che in realtà garantisce esclusivamente la flessibilità a favore delle aziende), o ferie che non coprono assolutamente tutto il periodo di chiusura o aspettativa non retribuita o addirittura una sospensione contrattuale. Tutto ciò è in teoria permesso grazie ad interpretazioni al solito peggiorative di penosi contratti firmati da CGIL-CISL-UIL. Comprendiamo che non sia responsabilità delle coop. sociali, ma tanto meno lo è di chi ci lavora: in una società di mercato, di cui tanto si fanno lustro di partecipare, questo è rischio d’impresa, e i lavoratori vanno tutelati, soprattutto se sono, come dicono, soci.
Confidiamo quindi nel senso di responsabilità delle cooperative e di garantire pieno stipendio a chi si ritrova col suo posto di lavoro chiuso: lo stipendio è un diritto essenziale, non una concessione!
Noi garantiamo ogni azione a sostegno di questa giusta rivendicazione.
USI-CIT, 23 febbraio 2020