LA “BUONA SCUOLA” È BUONA PER MORIRE

Apprendiamo con sgomento e rancore della morte di Lorenzo Parelli, ragazzo di 18 anni ucciso dalla logica del profitto di aziende che si servono di manodopera gratuita, gentilmente offerta dalle scuole, in virtù delle riforme scolastiche degli ultimi anni.

Se ogni lavoratore e ogni lavoratrice che non torna a casa vivo/a dal proprio lavoro  (sono 4 ogni giorno) grida vendetta, la morte di uno studente (perché Lorenzo questo era, uno studente) avvenuta mentre impegnato a lavorare in una carpenteria metallica è qualcosa che fa ribollire il sangue nelle viscere.

Carne da macello mandata a morire. Questo siamo. Questo sono i lavoratori e le lavoratrici. Questo sono gli studenti e le studentesse.

Perché il profitto val bene qualche vittima. Questo stiamo insegnando ai giovani scolari. Guai a denunciare questa cosa, però. Lo sanno bene gli studenti e le studentesse scesi/e in piazza domenica 23 a Roma per esprimere il proprio disgusto per questa morte inaccettabile e tornati/e a casa con le teste rotte dai manganelli della polizia.

Siamo al loro fianco, lo saremo venerdì nelle mobilitazioni studentesche a carattere nazionale. Mobilitazioni alle quali invitiamo tutti e tutte a partecipare, studenti e lavoratori uniti. Perché se la buona scuola è un incubo, se i morti sul lavoro sono un incubo, che questo incubo lo vivano i nostri oppressori.

Per un mondo, per una scuola, senza sfruttati e sfruttatori. 

Segreteria USI – CIT

USI-CIT  Educazione

Volantino: La “buona scuola” è buona per morire